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MTNZ # 10.14 BVe_Arch

Inaugurata il 7 giugno 2014, si è chiusa domenica 23 novembre la 14. Mostra Internazionale di Architettura – Fundamentals - organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta e curata da Rem Koolhaas.

I numeri della Mostra: 65 partecipazioni nazionali, numero record per la Mostra di Architettura, 28  partecipazioni nazionali nei padiglioni storici ai Giardini,27 (con Italia) partecipazioni nazionali all’Arsenale,10 partecipazioni nazionali nel centro storico di Venezia.10 nazioni presenti per la prima volta sono: Costa d’Avorio, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kenya, Marocco, Mozambico, Nuova Zelanda e Turchia,22 eventi collaterali allestiti in palazzi e luoghi sparsi a Venezia.
Il Padiglione Italia organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, è stato curato da Cino Zucchi con una mostra dal titolo Innesti/grafting.Il Padiglione Venezia ai Giardini – promosso dalla Città di Venezia – ha ospitato la mostra Sonnets in Babylon di Daniel Libeskind.

 

 

Rem Koolhaas ha presentato Fundamentals come una mostra costituita da tre componenti principali: Absorbing Modernity:1914-2014 in cui i padiglioni nazionali sono invitati a sviluppare un unico tema, ai Giardini, in Arsenale e in altri luoghi della città, indagando i momenti decisivi della modernizzazione, svelandone le singole particolarità; Monditalia all’Arsenale, dove il caso Italia è indagato come emblematico di una situazione globale, in bilico fra il caos e la piena realizzazione del  potenziale, attraverso 82 film e 41progetti di ricerca. Elements of Architecture nel Padiglione Centrale sottopone a una “analisi al microscopio” gli elementi fondamentali  degli edifici, utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e in ogni luogo: pavimenti, pareti, soffitti, tetti, porte, finestre, facciate, balconi, corridoi, camini, servizi, scale, scale mobili, ascensori, rampe...

 

In Elements of Architecture, al Padiglione Centrale,  il curatore ripropone gli elementi che dovrebbero rappresentare i nuovi riferimenti della disciplina, per il suo dialogo con la committenza e la società. In questa mostra Kolhaas rinuncia alla spettacolarità a favore dell’analisi, ma è innegabile il fascino di alcune sezioni, quella delle finestre in particolare.

Una mostra che Salvatore Settis ha definito sul Sole 24Ore come caratterizzata da una “architettura della correttezza” in cui “etica, poltica e storia si toccano”, mentre non possiamo non sottolineare il clamoroso errore nel titolo del puntuale articolo di Fulvio Irace.

 

In Monditalia   partecipanti alla Mostra sono elencati in ordine di posizione, seguendo le coordinate geografiche delle loro ricerche, con una scansione che definisce la geografia della mostra:  Italian Ghosts32° 06’ 19’’ N / 20° 04’ 48’’ E   Post-frontier 34° 39’ 05’’ N / 18° 40’ 36’’ E Intermundia 35° 29’ 57’’ N / 12° 36’ 18’’ E  Theaters of Democracy XML 37° 04’ 28’’ N / 15° 16’ 44’’ E ecc.

 
 Tra gli interventi segnaliamo:Cinecittà Occupata,  L’Aquila’s Post-quake Landscapes (2009–2014), Superstudio. The Secret Life of the Continuous,   Space Electronic: then and now,  Nightswimming: Discotheques in Italy from the 1960s until now,  Immediate Surroundings. Residences of Italian Mafia Organization,  Sales Oddity. Milano 2 and the Politics of Direct-to-home TV Urbanism, 3 Z! Zingonia, mon amour.
Nel Padiglione Italia Innesti/Grafting, Cino Zucchi (che presenta due sue opere Archimbuto, il grande portale arcuato dell’ingresso adiacente le Gaggiandre e Il nastro delle Vergini, una grande panca-scultura che si snoda tra gli alberi nel Giardino delle Vergini) parte dall’assunto che “l’architettura italiana dalla prima guerra mondiale a oggi mostra una ‘modernità anomala’, rappresentata dalla grande capacità di interpretare e incorporare gli stati precedenti attraverso metamorfosi continue. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto all’esistente, ma piuttosto ‘innesti’ capaci di trasfigurare le condizioni del contesto in una nuova configurazione. Un atteggiamento oggi ammirato dall’Europa e dal mondo come il contributo più originale della cultura progettuale italiana”.  Particolarmente stimolante la sezione dedicata a Milano e alle sue trasformazioni.

 


Tra i padiglioni nazionali ricordiamo Giappone (con la ricerca sul continuo processo di ristrutturazione del territorio, Corea (che ragiona sulla realtà della divisione), Canada (che indaga il territorio del Nunavut) , Germania, Regno Unito, Austria.


 Tra le mostre sparse per la città a Santa Maria della Pietà  Chung’s Ruins Series, una mostra che indaga la “seconda vita” di edifici cinesi, mostrando ciò che resta delle strutture originali e, sempre a Santa Maria della Pietà Moskva: urban space rappresenta il presente e il passato dell’architettura di Mosca ”proponendo da un lato la sua identità distintiva, dall’altro tracciando con chiarezza lo sviluppo della sua traiettoria”.

 

Le mostre collaterali, l’intervento di Heinz Mack e le sue nove colonne a San Giorgio, la collezione di Ileana Sonnabend a Ca’ Pesaro, Art or Sound alla fondazione Prada, L’illusione della luce a Palazzo Grassi.


  E poi c’era anche la vogalonga…


e per finire ringraziamo, come sempre, Diana Marrone: http://www.prundercover.com/it/blog/133/L-architettura-ritorna-ai-fondamentali-e-al-grande-cabaret-la-Biennale-di-Koolhas.html  

[A CURA DI GIOVANNI BAI E CAROLINA GOZZINI]